La bottega del calzolaio era, generalmente, di dimensioni molto ridotte. I figli dei contadini, per lo più, non possedevano scarpe; gli adulti cercavano di farle durare più tempo possibile: facevano sistemare lungo il margine delle suole una fila di chiodi con la testa larga, in modo tale che il cuoio non si consumasse entrando in contatto con la strada o con la terra dei campi.

Nella bottega del calzolaio, accanto al cuoio, alla pece, ai chiodini, alle lesine e agli altri innumerevoli attrezzi, campeggiava spesso una chitarra, strumento che l'artigiano usava nelle pause di lavoro.

Il conciapiatti (consapiatta) era un artigiano ambulante esperto nel riparare gli ombrelli e nel ricucire gli oggetti di terracotta rotti.

Con un trapano a corda (nella figura) rudimentale forava i cocci, quindi dava i punti con il ferro filato; infine tutta la cucitura veniva ricoperta con un impasto di cenere, gusci di uova schiacciati e acqua. La riparazione costava una lira a punto.

Il canto dei carrettieri e il rullo delle ruote erano gli unici suoni che di tanto in tanto interrompevano il silenzio delle città di una volta.

Gli attrezzi per la costruzione del carretto erano: l'ascia, la pialla, i cugni e la giurlama che serviva per montare il cerchione incandescente sulla ruota.

I legni usati erano il gelso l'olmo per le ruote, il frassino per i raggi, noce oppure olmo per il miolo.