Il frumento ha origini lontanissime. Col passare dei secoli, non solo le tecniche colturali, ma anche quelle relative all'impiego della farina, furono perfezionate, creando cosi' i presupposti per quelle che, a buon diritto, si potrebbero chiamare le civilta' del pane. Presumibilmente creato dagli egiziani verso il primo millennio avanti Cristo, il pane ben presto divenne uno degli alimenti principali delle aree cerealicole.

In Grecia la parola ártos era utilizzata per indicare sia il pane quanto il cibo in generale, tanto questo alimento si identificava con il cibo per antonomasia. In epoca romana il grano proveniva prevalentemente dalla Sicilia.

Nella societa' contadina il fatto di poter disporre di 5 o 6 quintali di grano significava la certezza di avere il pane assicurato per l'intera annata per una famiglia di 6/7 persone. A Giugno il grano era ormai maturo percio' si pensava al raccolto.

Durante il tempo della mietitura il lavoro diventava ancora piu' duro, in quanto tutto il grano veniva tagliato, stando piegati per ore ed ore sotto il sole rovente, con il solo aiuto della falce (favuci). Il gruppo dei mietitori (antu) prima di iniziare il lavoro proteggeva le proprie dita dal morso della falce con i ditali di canna (cannola).

I mietitori erano seguiti dalle spigolatrici (spicalora), donne molto povere che cercavano di racimolare le spighe rimaste. Il frumento una volta mietuto, veniva sistemato a mucchietti (ermiti). Diversi mucchietti riuniti , venivano legati con una corda (liama), ricavata dalle foglie essiccate ed intrecciate della ampelodesma, per formare la regna. Li regni venivano trasportati con i carretti nell' aia e li' ammassati per formare i covoni. Per evitare spiacevoli sorprese qualcuno restava a fare la guardia anche di notte. Nell' aia intanto, si sterrava e si batteva una superficie circolare di circa cento metri quadrati di terreno e qui' venivano collocati li regni dopo averli slegati. Iniziava cosi' la cacciata, ovvero la trebbiatura: il contadino si poneva al centro della circonferenza e faceva ruotare uno ad uno i cavalli, in modo che gli animali girando, con il loro peso, provvedessero alla frantumazione del fusto in paglia e alla separazione del chicco dalla pula. Durante il monotono lavoro il contadino cantava e incitava i cavalli.